Recensione Le bugie che cantiamo alle onde, di Sarah Underwood
- nicebookspics
- 26 set 2023
- Tempo di lettura: 3 min

Ciao cuoricini di panna, come state?
Oggi di nuovo si parla di un libro per cui bisogna prima fare delle premesse.
Intanto vi lascio la trama, poi parliamo di tutto:
Nel regno di Itaca ogni estate si compie un sacrificio barbaro: dodici fanciulle vengono impiccate sulla spiaggia per placare la furia del dio Poseidone. Leto è una di loro: ostinata e tenace, ha tentato fino all'ultimo di sottrarsi a quel patibolo ingiusto, ma non ce l'ha fatta. Eppure la morte non sembra troppo interessata a portarla via con sé. Infatti, la ragazza si risveglia su un'isola misteriosa, dove è accolta da Melanto, una creatura dalla bellezza soprannaturale. È quest'ultima a spiegarle che i sacrifici di Itaca hanno origine in tempi lontani, da quando le dodici ancelle di Penelope vennero accusate di tradimento e uccise per ordine di Odisseo, e infine gettate nel mare. Un atto feroce e ingiusto che fece imbestialire Poseidone al punto che di lì in poi, come riparazione per quelle morti innocenti, pretese, ogni anno, il sacrificio di dodici fanciulle dell'isola. Una maledizione che perseguita le giovani donne di Itaca ormai da secoli. Ma esiste una possibilità per spezzarla una volta per tutte, questa maledizione: occorre uccidere l'erede al trono, il principe Mathias. Per riuscirci, Leto e Melanto dovranno entrare a far parte della corte e guadagnarsi la fiducia del ragazzo. Ma le cose non vanno come previsto. Divisa dal crescente amore che prova sia per Melanto sia per Mathias, Leto dovrà scegliere la strada da seguire: spezzare la maledizione, rinunciando a Mathias ma salvando migliaia di vite, o lasciare che le maree del destino li sommergano tutti.
Ora passiamo alle doverose premesse e alla recensione:
Intanto parto col dire che questo libro ha avuto una campagna di marketing sbagliatissima. E' stato infatti venduto ovunque come "retelling dell' Odissea", sollevando poi un polverone quando è venuto fuori che l' autrice non ha mai letto l' Odissea (e presumo neanche l' Iliade).
Senza stare a disquisire sul fatto che scrivere di mitologia senza aver mai letto i capisaldi del genere sia quantomeno strano, trovo che attaccare una persona e il suo libro perché non ha mai letto i classici sia un po' da spocchiosi.
Partiamo dal presupposto che non è un retelling dell' Odissea, ma manco da lontano proprio. Intanto le vicende narrate si svolgono molto dopo il ritorno di Ulisse a Itaca, e ci sono solo dei piccoli accenni all' opera, tutto ruota intorno all' uccisione dei proci e delle ancelle di Penelope, ma questo è solo l' espediente per narrare tutta la vicenda.
La recensione sarà brevissima, ve lo dico.
E' un libro carino, intrattiene e si legge in fretta. Ma stilisticamente per me è immaturo, e per come si esprimono i protagonisti, se questo libro si fosse svolto in qualsiasi città di mare e in qualunque altra epoca, non sarebbe cambiato nulla.
Manca completamente tutto quello che rende un libro ambientato nella antica Grecia "mitologico". Gli dei vengono nominati ma non sono mai determinanti per la storia, se agiscono non viene fatto vedere.
Il grandissimo guaio di questo libro, è che esce dopo libri come "Circe" di Madeline Miller, e "Il canto di Penelope" di Margaret Atwood e moltissimi altri retelling mitologici fatti BENE.
Forse se fosse stato venduto come un libro ambientato in Grecia e basta avrei delle opinioni meno dure.
Però quando nel 700 a.C. le protagoniste si esprimono a botte di "cazzo", "merda" e "vai a fanculo" a me cadono proprio le braccia. Non mi sento nella Grecia antica, mi sento in coda alle poste il sabato mattina.
La storia in sé è anche graziosa, per quanto prevedibile, e il finale forse è la cosa più azzeccata dell' intero libro, e ricorda vagamente la tragedia Greca (VAGAMENTE).
Ammetto che ho anche storto il naso per il nome di uno dei protagonisti, che si chiama Mathias, e per quanto su google mi si dica che "Il nome deriva dal greco biblico Ματθιας (Matthias), una variante di Ματθαιος (Matthaios), che proviene a sua volta dall'ebraico Mattityahu, Mattithyahu." io l' ho trovato per tutto il libro stonato e fuori luogo.
Insomma il più grande problema di questo romanzo è che ti sbalza costantemente fuori dal libro e dall' ambientazione.
Per il resto io vi dico di approcciarvi a questa lettura senza troppe aspettative, e potrebbe anche piacervi. Però girate di spalle tutti i vostri retelling preferiti, che non vedano cosa state facendo!
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